Le Ville del Terraglio

La mappa

Con il termine terraleum si indicava, in latino medievale, un terrapieno ottenuto con il materiale di escavo dei fossati, ovvero un grosso argine sopraelevato. È questa in effetti l’origine del Terraglio, nato grazie al materiale di riporto accumulatosi durante la realizzazione di una via d’acqua che congiungesse Treviso a Mestre.

Non è chiaro se la costruzione della strada fosse voluta o accidentale; è probabile infatti che il progetto originale intendesse realizzare solo un canale e che i lavori furono interrotti quando si era già formato un terraleum. Certamente si tratta di una strada di origine relativamente recente (citata a partire dal 1153), essendo l’andamento indipendente dalla centuriazione romana; inoltre, è provato che in precedenza i collegamenti tra Mestre e

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L’entroterra veneziano in una mappa del ‘700 dove è evidenziato il Terraglio

Treviso erano basati su percorsi alternativi, sebbene alquanto scomodi, tra cui il cosiddetto Terraglio Vecchio o Terraggetto del quale restano ancora alcuni tratti.

In origine la strada usciva dalla Porta Belfredo del Castello di Mestre per entrare nella Porta Altinia di Treviso. Fu uno dei fulcri dell’espansione di Venezia sulla terraferma e per questo vi sorgono su entrambi i lati numerosissime ville venete, illustrate di seguito.

Vanno ricordate anche le osterie che un tempo fungevano da punto di sosta e stazione di cambio per la diligenza . A Marocco L’Osteria del Gallo, oggi chiamata al Postiglione (purtroppo in stato di abbandono). Nel centro di Preganziol, all’incrocio con via Schiavonia, l’osteria di “Preganzuol di sopra”. Cento metri dopo villa Palazzi-Taverna, sorge la Locanda all’Albera, così chiamata per la preseza di un enorme rovere che un tempo esisteva accanto l’edificio. Procedendo verso Treviso si incontra la Locanda alla Frescada, denominata nel Settecento “Osteria alla Frascà”.

Lungo il Terraglio sorgono oltre una ventina di ville venete (ma molte altre sono state demolite).

Di seguito ne è riportato l’elenco (direzione Mestre – Treviso):

Sinistra Terraglio
Comune di Venezia

1) Villa Pezzana-Tivan
2) Villa Careggi-Papadopoli-Fürstemberg
3) Villa Priuli-Scopinich-Franchin – (con l’annesso villetta Priuli-Nalesso)

 

Comune di Mogliano Veneto

7) Villa Mocenigo-Morosini-Gatterburg-Volpi-Furlanis
8) Villa Padoan
9) Villa Arrigoni-Gris
10) Villa Giustiniani-Palma
11) Villa Buratti-Coin

 

Comune di Preganziol

17) Villa Lin-Marcello del Majno
18) Villa Longo Marchesi

Destra Terraglio
Comune di Venezia

4) Villa Algarotti-Berchet
5) Villa Accenti (ora casa di cura Villa Salus)
6) Villa Carlesso


Comune di Mogliano Veneto

12) Villa Venier, Pigazzi, Marchesi
13) Villa Rinaldi, Vian, Missaglia, Milanese, Gasparini
14) Villa Pisani-Veronese-Maccatrozzo
15) Villa Zenoni Politeo
16) Villa Lin-Papadopoli-Bianchi

 

Comune di Preganziol

19) Villa Querini-Biadene “la Colombina”
20) Villa Palazzi-Valier, Taverna
21) Villa Albrizzi-Franchetti

 

1. Villa Pezzana Tivanimage003

Villa Pezzana, Marin, Tivan è sita all’altezza di Carpenedo (periferia nord di Mestre).

La precisa datazione dell’edificio è incerta: Giuseppe Mazzotti la fa del 1799, Luigi Brunello del 1779, altri la ritengono più genericamente settecentesca. Non aiuta la documentazione storica discordante: nel 1842 villa Pezzana è citata tra gli edifici del Terraglio demoliti, ma poco dopo ricompare come proprietà dei fratelli Marin, costruita dai Pezzana nel 1734 e «alterata» (o «atterrata»?) nel 1799. Elena Bassi osserva però che nelle mappe del 1781 e del 1787 la villa viene rappresentata con la stessa planimetria di oggi.

Si può concludere dunque che l’edificio fu primariamente dei Pezzana, i quali ristrutturarono il complesso a fine Settecento; nell’Ottocento è passata ai Marin a cui si deve un ulteriore restauro e l’allestimento del parco, per poi divenire dei Tivan. Dal secondo dopoguerra la villa è parte del demanio ed è stata recentemente recuperata.

Attualmente, il parco è un giardino pubblico, mentre gli edifici ospitano degli uffici. Il lotto su cui si articola il complesso si trova a pochissima distanza dalla tangenziale di Mestre, delimitato ad est e a nord rispettivamente dal Terraglio e da via Borgo Pezzana. Lungo quest’ultima si dispone la casa padronale con gli annessi laterali, mentre sull’altra si affaccia l’oratorio. Il tutto si inserisce in un vasto parco, il cui accesso principale, seguito da un viale alberato, è sempre sul Terraglio.

La casa padronale è un volume compatto a tre piani. Il fronte principale è partito in due registri: in quello inferiore, comprendente pianterreno e mezzanino superiore, le aperture sono inquadrate da lesene bugnate, le quali dividono l’intera facciata in nove campate, delle quali le due alle estremità fanno parte dei corpi laterali, più bassi.

Oltre una cornice si imposta il terzo piano con una fila regolare di sette finestre e culminante con un timpano con statue ai vertici. All’estremità ovest si sviluppa un’appendice con porticato a quattro campate.

All’angolo sudest e affacciata al Terraglio sorge la cappellina della Santissima Trinità, costruita dai Pezzana nel 1734. All’interno, un gruppo marmoreo raffigurante la Trinità attribuito a Giuseppe Torretti.

 

2.Villa Careggi Papadopoli Fürstemberg Nuvoletti 

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Villa Careggi, Papadopoli, Fürstemberg si trova a Marocco, in comune di Venezia e si affaccia sul lato sinistro del Terraglio venendo da Mestre.

Alla metà del Cinquecento si ricorda che sul luogo dove oggi si trova villa Fürstemberg sorgeva una «casa et cortivo» di Alvise Foscarini; nel 1573 la proprietà era del figlio Andrea che l’aveva affittata a un tale Agnolo Berton.

La casa fu probabilmente ampliata, assumendo le forme rappresentate da una mappa del 1631, quando apparteneva ai Marin: si articolava in colombaia, casa padronale e barchessa disposti a “L”. Nel 1663 il complesso era descritto come «casa dominical con horto e brolo» del signor Nicolò Cotti di San Cancian.

La cartografia di metà Settecento riporta invece un vero e proprio palazzo, ora dei Carreggiani. Il catasto di Tommaso Scalfuroto rappresenta nella zona i terreni della stessa famiglia, ma non compare la villa; viene invece segnalata in un’altra mappa del 1787, ma non se ne indica la proprietà, e inoltre l’edificio è posto più in prossimità della strada rispetto all’attuale. Solo con il catasto napoleonico del 1809 si ha una rappresentazione simile alla costruzione d’oggi.

Sono dunque molto incerte le origini e la successiva evoluzione. Si può ipotizzare che l’aspetto odierno sia stato assunto tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, essendo ancora proprietari i Carreggiani. In seguito la villa passò ai Papadopoli e durante questo periodo vi fu firmata la resa della Repubblica di San Marco agli Austriaci (come riporta una lapide conservata all’interno). Anche la cappellina fu costruita dai Carreggiani, e nel 1841 fu restaurato dai Papadopoli che lo intitolarono a Santa Teresa d’Avila (prima era dedicato a San Nicolò). Nel 1935 la villa divenne dei Fürstemberg e quindi dei Nuvoletti, attuali proprietari, che ne hanno curato il restauro.

La villa si compone della casa padronale, al quale si accede tramite un viale alberato con entrata dal Terraglio, di alcuni edifici di servizio e dell’oratorio, il tutto circondato da un ampio Parco.

Il palazzo ha una volumetria compatta e si innalza su tre piani internamente tripartiti, con il salone centrale passante. Il fronte principale, che dà ad est verso l’ampio parco e la strada, dimostra una certa regolarità data dal ritmo delle aperture, disposte su assi verticali paralleli. Sull’asse centrale si dispongono il portale architravato e, sopra, una porta finestra aperta su un balcone, con ringhiera in ferro battuto e sovrastata da un timpano modanato. L’intera facciata si conclude con una cornice in pietra e, quindi, con l’ampio timpano modanato che riporta all’interno lo stemma dei Fürstemberg.

 

 

3. Villa Bottoni, Priuli, Scopinich, Franchin

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Il complesso è sito a Marocco, in un lotto posto a sud di via Gatta e confinante a est con via Terraglio.

È composto da un edificio padronale, da un oratorio situato al limite orientale della proprietà antistante via Terraglio, da una serie di annessi, posti a sudovest del corpo padronale, accostati tra loro in modo da comporsi in un lungo fabbricato a perimetro irregolare, da un edificio di contenute dimensioni adibito a serra, posto sul confine settentrionale della proprietà.

I manufatti sorgono all’interno di un vasto parco-giardino.

L’ingresso alla proprietà è su via Terraglio nei pressi dell’oratorio.

L’ubicazione attuale corrisponde al sito di una originaria consistenza edilizia, risalente ai primi decenni del XVII secolo, di proprietà di Alvise Bottoni. Dal confronto con il disegno secentesco si evince come la pianta dell’edificio padronale sia rimasta sostanzialmente la stessa, ma si possono individuare come aggiunte successive, frutto di un probabile ammodernamento settecentesco, la modesta ala di servizio annessa sul lato settentrionale della villa e i tre abbaini sui fronti secondari.

Una iscrizione apposta in facciata attesta che l’oratorio è databile al 1702, eretto su commissione della famiglia Priuli, proprietaria del complesso nel Settecento, e ampliato nell’Ottocento per iniziativa della famiglia Scopinich (Mazzotti, 1954).

Successivamente agli Scopinich, la proprietà è passata ai Gasparotto, ai Dal Giudice, ai Winteler, e, attualmente, ai Franchin.

Il complesso è in buono stato di conservazione. L’edificio padronale presenta una compatta volumetria sviluppata su pianta rettangolare e alzato a due piani, con abbaino superiore su tutti i lati. L’organizzazione interna è coerente con la tradizione veneziana che prevede una sala centrale passante affiancata da ambienti laterali.

L’oratorio sorge sul confine orientale della proprietà: data di fondazione (1702), data di ampliamento (1880). Il campanile è del primo Novecento.

annessa: Villetta Priuli, Nalesso

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Una prima consistenza edilizia è segnalata nella mappa di Bertolo Bertoli del 1631 (Bassi, 1987).

La villa è stata modificata sicuramente nell’Ottocento.

Agli inizi del Novecento risale l’edificio nella sua attuale configurazione.

L’originaria committenza è forse da attribuire ai Priuli, il cui stemma gentilizio è tuttora apposto in facciata. Nel primo Novecento la fabbrica è appartenuta alla famiglia Winteler. Attualmente è conosciuta con il nome dei Nalesso, proprietari dal secondo dopoguerra.

 

 

4. Villa Algarotti-Berchet

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Villa Algarotti-Berchet si trova a Mestre (loc. Carpenedo), lungo la strada del Terraglio.

Costruita nel 1740, fu ricavata da un casino secentesco acquistato nel 1718 dal padre dei committenti, i fratelli Francesco e Bonomo Algarotti, l’uno noto letterato, l’altro uomo d’affari.

Ai tempi della rivoluzione francese ospitò vari esuli tra cui alcuni membri della famiglia Polignac.. Di proprietà della famiglia Berchet dal 1858, ospitò fino alla morte (1913) il patriota e storico veneziano Guglielmo Berchet.

Altri ospiti illustri furono il cardinale César-Guillaume de La Luzerne (1811), Edmondo de Amicis (1866) ed Ernest Hemingway (1918).

Nel 1969 fu venduta alle figlie di San Giuseppe che la adibirono a scuola, funzione che svolge tutt’oggi.

La costruzione si discosta dallo schema tipico delle ville venete e il suo sviluppo, prevalentemente orizzontale, ricorda piuttosto i casoni rurali. In effetti, presenta solo un piano rialzato e un sottotetto. Su ogni lato è presente una facciata: più interessante quella che dà sul giardino, costituita da elementi con mattoni a vista che creano un certo contrasto. L’interno si articola in una grande sala che conserva busti classici, vasi e affreschi, questi ultimi attribuiti a Giambattista Crosara. Notevole anche la scuderia, simile a un tempietto (in quanto in origine oratorio) e decorata da bassorilievi attribuiti ad Antonio Bonazza. La cappella dà invece sul Terraglio.

Nel parco sorge un padiglione circolare, affiancato da due statue del Bonazza e ora è adibito ad abitazione privata. Tale parco che un tempo era molto più vasto, arrivando a lambire le attuali via Trezzo e via del Tinto, fu, verso la fine degli anni 60 del XX secolo, in buona parte distrutto per consentire la costruzione dell’attuale Villaggio Sartori e della chiesa della SS. Trinità di Mestre. Il complesso risente anche della vicinissima tangenziale.

 

5. Villa Accenti, Ivancich, detta “Salus”

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Il complesso è posto in località Carpenedo.

È composto da un corpo principale cui si congiungono sui lati corti due corpi edilizi più bassi, circondati da un parco.

Un nucleo originario, composto dall’edificio padronale e da un’adiacenza, è segnalato in una mappa del luogo del 1590 come proprietà della famiglia Accenti (Venturini, Parigi Bini, 1977).

In seguito, coerentemente alle esigenze dei residenti, le strutture di servizio sono state accresciute fino a configurare due vere e proprie ali porticate a due livelli il cui disegno, sebbene attualmente modificato, è ancora leggibile in facciata.

Pertanto, se è inverosimile che possa trattarsi di un’originaria «architettura ottocentesca» (Mazzotti, 1954), è certo che la fisionomia sia stata alterata da un intervento ottocentesco.

Dalla famiglia Accenti, proprietaria del complesso fino a Settecento inoltrato, la villa è passata agli Ivancich e quindi ai conti Revedin. Nel Novecento, dopo la seconda guerra mondiale, la proprietà è passata alla Congregazione delle suore Mantellate Figlie di Maria che hanno adibito la villa a casa di cura, chiamandola “Salus” (Bassi, 1987).

 

6. Villa Carlesso

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Il complesso è situato nel centro abitato di Marocco, in località La Favorita Vecchia, in un lotto confinante a ovest con via Terraglio e a nord con via Minghetti.

È composto da un edificio padronale e, annesse sul lato orientale, due fabbriche rustiche, che disegnano una volumetria a corpi digradanti.

Fonti conservate all’Archivio di Stato di Venezia documentano visivamente già nel 1631 l’esistenza di una casa colonica, di origine forse ancora più antica, nel luogo dove sorge l’attuale fabbrica (Bassi, 1987).

È probabile che la casa mediante diversi passaggi di proprietà sia stata progressivamente nobilitata fino a diventare un vero e proprio complesso, composto da un edificio padronale con annessi di servizio.

Elena Bassi dà conto dei passaggi di proprietà dal 1573: all’inizio appartiene ai Malipiero, poi ai Gabrieli, nel Settecento la proprietà passa ai Pasta, alla fine dell’Ottocento agli Scaramuzza e, infine, ai Carboni Ghiara.

Il complesso, recentemente restaurato, è in ottimo stato di conservazione. La compatta volumetria dell’edificio padronale a pianta rettangolare si sviluppa su tre piani. L’impaginato di ciascuna facciata è scandito da ritmi regolari con sostanziale corrispondenza verticale delle aperture.

Sul prospetto principale della villa, esposto a sud, il cui impaginato è speculare a quello della facciata secondaria, è leggibile la cadenza regolare delle aperture, ripartite in corrispondenza su cinque assi verticali, e la divisione in tre registri orizzontali ottenuta mediante pitture parietali, disegnate nei modi di fasce colorate decorate con motivo a festoni che corrono sull’intero perimetro dell’edificio. Tutte le aperture sono architravate.

La superficie dell’intero edificio è decorata a righe alternate ocra chiaro e scuro, e con motivi floreali color sanguigna.

Inoltre, tutte le aperture sono profilate con intonaco colorato rosso sanguigna, sull’architrave di quelle a piano terra due festoni obliqui disegnano un timpano triangolare, ad eccezione del portale d’ingresso dove, come per le aperture al secondo piano, è disegnata una lunetta semicircolare con archivolto modanato.

L’edificio è coronato da una cornice lapidea modanata.

L’annesso mediano alla villa conserva al piano terra un portico ad arco di quattro campate, mentre al piano superiore si aprono in asse finestre architravate.

 

7. Villa Morosini – Gatterburg, Volpi di Misurata 

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Villa Mocenigo – Morosini – Gatterburg – Volpi – Furlanis (via Terraglio 101) è sita in località Marocco e divisa tra i comuni di Mogliano Veneto (casa padronale, cappella e altri corpi) e Venezia (rustico). Si sviluppa infatti a cavallo del fiume Dese, affacciandosi inoltre sul lato est del Terraglio.

I riferimenti più antichi risalgono al 1510: in quell’anno i Tiepolo, proprietari dei terreni su cui sorge ora la villa, costruirono un mulino sulla riva sinistra del Dese. Nel 1590 il fondo, su cui è segnata anche una teza (ovvero un fienile) sulla sponda destra, risultava dei Lion.
Alla metà del Seicento le proprietà passarono ai Marini i quali costruirono una villa affacciata al Terraglio.

Secondo le raffigurazioni dell’epoca, l’edificio padronale non era troppo diverso da quello attuale, articolato in tre volumi di cui quello centrale sormontato da un timpano.

Ai Marini successero i Morosini nel 1680; in questo periodo la teza si evolse in una vera e propria masseria, mentre le ruote del mulino vennero spostate sulla riva destra.

Nel 1799 l’erede Elisabetta Morosini sposò il conte austriaco Paolo Antonio Gatterburg. Ai Morosini-Gatterbug si devono gli interventi più significativi: nel corso dell’Ottocento fu rifatta la facciata e costruita la cappella, mentre dall’antico mulino posto a sud del Dese venne ricavato un vasto rustico.

Nel 1904 il complesso venne acquistato dall’industriale Giuseppe Volpi. Adibita poi ad asilo infantile, è stata recuperata solo di recente dopo l’acquisto dei Furlanis.

 

8. Villa Padoan (Tiepolo, Sanudo, Contarini, Padoan, Zennaro)

 

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La facciata vista dal Terraglio.

Villa Tiepolo, Sanudo, Contarini, Padoan, Zennaro sorge in località Marocco, all’estremità sud del comune di Mogliano Veneto (TV) ed è adiacente a villa Volpi.

Si ha notizia di una dimora signorile sin dal Duecento, quando il terreno era di proprietà dei Tiepolo. Qui, nel 1300, si ritirò il noto Bajamonte Tiepolo in volontario esilio.

Nella seconda metà del Cinquecento palazzo e terreni passarono ai Sanudo. Le mappe dell’epoca rappresentano un edificio molto semplice a cui era annessa una masseria con brolo e altri edifici di servizio.

Nel corso del secolo successivo il complesso divenne dei Contarini (e sembra del doge Alvise) i quali le conferirono l’attuale aspetto nel 1723 (la data è riportata nel mosaico del pavimento del salone centrale). Dalla fine del Settecento fu dei Bertoli, quindi dei Mantovani e dei Bonaventura.

Nonostante il vincolo ministeriale in vigore dal 1954, l’opposizione dell’IRVV e della Soprintendenza, a partire dal 1963 la villa ospitò un albergo, fatto che comportò una grave manomissione sia degli interni, sia degli esterni (sussiste tuttora una sovrastruttura in cemento sul fronte ovest). L’esercizio chiuse già qualche anno dopo.

Poco più tardi, il palazzo ha subito un restauro che gli ha restituito l’aspetto primitivo (unico elemento in disaccordo, la presenza di una scala esterna con montanti in acciaio addossata al fianco nord). Ospita attualmente un ambulatorio.

 

 

9. Villa Arrigoni, Canal, Smith, Vanest, Astori, Gris

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La Villa sorge all’interno di un ampio giardino ottimamente conservato. Per lungo tempo adibita ad asilo infantile, ora è abitazione privata.Una vecchia mappa del XVI secolo rivela, fin d’allora, l’esistenza di una costruzione, anche se di aspetto diverso dall’attuale; più vicina all’odierna struttura è la descrizione presente in documenti del settecento.
Il complesso è formato da tre fabbricati: la casa padronale, agganciata alle due barchesse tramite terrazze con balaustre sorrette da colonne e da due annessi rustici,La casa padronale di tre piani, presenta una facciata simmetrica con al centro del piano nobile una serliana, parzialmente chiusa nella parte superiore, che rispecchia lo schema compositivo del piano terra.Il recente restauro ha ripristinato anche le aperture ad arco delle barchesse, un tempo chiuse.

 

 
10. Villa Giustiniani, Foscarini, Andrighetti, Bianchi, Palma
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E’ un edificio cinquecentesco dalle linee molto semplici: a pianta quadrata e a tre piani, la facciata è ornata da un balconcino sovrastato da un piccolo timpo, mentre lungo il piano terra si muove un finto bugnato.

Il complesso doveva essere molto più vasto e articolato, con l’oratorio di San Giovanni Battista all’angolo del giardino. Resta solo, sul retro, un rustico.

La villa era dei Giustiniani, cui successero i Foscarini, gli Andrighetti, i Bianchi e i Palma.

Attualmente ospita un albergo.

Negli ultimi anni dell’Ottocento vi soggiornò il pittore Luigi Nono.

 

11. Villa Codognato, Buratti, Coin, Tegon 

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Villa Codognato è una villa tardo seicentesca situata subito dopo il centro di Mogliano verso Treviso. E’ composta, oltre alla casa padronale, da altri tre fabbricati indipendenti disposti nel giardino: due rustici ed un oratorio. Uno dei fabbricati rustici, vicino al cancello d’accesso, presenta un bel portico a tre arcate.L’oratorio, sebbene di ridotte dimensioni presenta un aspetto architettonico di notevole rilievo.
La villa ha un aspetto compatto a due piani con scalinata di accesso, con due affreschi di autore ignoto, sulle pareti al piano terra, tra le finestre marginali. La pianta è a schema veneziano con salone passante e ambienti minori ai lati. All’interno pavimento in terrazzo veneziano e stucchi alle pareti.

 

 

12. Villa Pisani, Pigazzi, Marchesi

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Adiacente a Villa Milanese, la casa padronale è un edificio piuttosto semplice, a tre piani, con un largo poggiolo marmoreo al secondo. Ai lati, ma più arretrate, si dispongono simmetricamente due barchesse a un piano e sottotetto, prolungate da un’ala perpendicolare ciascuna; l’insieme assume così una pianta a “U”.

Il parco anteriore presenta un complesso di aiuole rialzate che formano una mezza margherita. Di fronte sta l’ingresso originale, oggi inutilizzato, costituito da una cancellata disposta a rotonda.
L’attuale ingresso, in posizione più marginale, si trova dove un tempo sorgeva un piccolo oratorio intitolato a San Giuseppe.

La villa è attestata sin dalla fine del XVI secolo come proprietà dei Venier, i quali la tennero sino al Settecento. Passò quindi agli Scarello, al mercante Giovanni Heinzelman, quindi ai Pigazzi e ai Marchesi.
Durante l’assedio di Venezia ospitò un ospedale militare austriaco. Nella prima guerra mondiale vi si insediò il comando dei volontari cecoslovacchi che erano accorsi al fianco dell’Italia.

 

13. Villa Rinaldi, Vian, Missaglia, Milanese,Gasparini

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Tra villa Veronese e villa Marchesi si trova questo semplice edificio, a tre piani, sormontato da un frontoncino ornato da vasi agli angoli e da un fregio al centro. Sul retro si trova un annesso a due piani e, oltre questo, una costruzione più recente.

Settecentesca, fu dei Rinaldi, dei Missaglia e dei Milanese.

Negli anni trenta vi abitò la famiglia del partigiano Ignazio Vian.

 
14. Villa Pisani, Siri, Pancera, Cipollato, Bardini, Veronese, Maccatrozzo

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Si affaccia sul lato est del Terraglio, tra Mogliano e Marocco.

Oltre il cornicione che sovrasta il primo piano, si eleva il piano rialzato, con pianta a croce e quattro frontoni sormontati da timpani e affiancati da contrafforti barocchi. Agli angoli vi sono quattro terrazze ornate da pinnacoli.

Sul lato sud si allunga un rustico che rappresenta la parte più antica del complesso. Nella zona settentrionale del vasto parco è stata costruita una villa moderna.

La villa fu costruita nel Settecento dai Pisani. Dal secolo successivo fu dei Siri, dei Pancera, dei Cipollato e dei Bardini e dei Veronese.

Ora è di proprietà Maccatrozzo.

 

15. villa Moscheni, Siri, Zenoni, Politeo

 

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Ben visibile dal Terraglio, al quale offre però il suo lato occidentale, la Villa presenta uno stile particolare che lo differenzia dalle altre ville della zona, dovuto alla sua recente costruzione, risalente al XIX secolo.

Il complesso è formato da due edifici rivolti a sud, disposti in linea, con la casa padronale in testa.

La villa padronale è a due piani, con due coppie di finestre separate dalla porta di ingresso al piano terra e dauna porta finestra aperta su uno stretto balcone, sostenuto da due mensole, al primo piano. La pianta non presenta la classica tripartizione della villa veneziana con salone passante al centro, ma una più semplice articolazione degli ambienti attorno alla zona di ingresso.

Le finiture interne hanno pavimenti a terrazzo veneziano e cornici marginali.

L’esterno è caratterizzato da finiture in terracotta come: due esili colonne che si sviluppano a tutta altezza lungo gli spigoli della facciata, una cornice punteggiata da piccoli archi, sulla quale si sistema la copertura a padiglione ed altri elementi ornamentali.

Di fronte alla villa si estende un giardino principalmente sul lato sud est con una chiesetta isolata all’estremità meridionale. La chiesa ha caratteri architettonici completamente diversi dalla villa e potrebbe essere l’ultima testimonianza di una villa oggi scomparsa, situata nell’area dell’attuale parco, ora occupata da una piscina privata.

 

16. Villa Lin, Papadopoli, Bianchi, de Kunkler 

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Committente della Villa Padronale e probabilmente della barchessa, fu la famiglia Lin che li fece edificare, assieme alla chiesetta, durante i primi decenni del settecento.

Il complesso contiene molti fabbricati, alcuni dei quali oggi sono sede dell’azienda lattiero-casearia Bianchi.

La Villa padronale, affiancata al ciglio stradale del Terraglio, poggia su uno zoccolo a cui si accede con due scalini, sia sull’entrata principale sia sul fianco orientale. La Villa si compone di tre piani con al centro il piano nobile il cui centro, che costituisce il fulcro della composizione, presenta una terrazza a sbalzo che racchiude le tre porte finestre ad arco, unificate superiormente da una cornice che segue il profilo ricurvo delle aperture.

Al lato est della Villa, si allinea la barchessa, caratterizzata da un’elegante architettura a sei arcate, con mensola alle chiavi di volta. Completa l’insieme, il mausoleo a cupola agganciato all’abside della chiesa, voluto nel 1865 dalla famiglia Bianchi come tomba di famiglia.

Il grande fabbricato di collegamento tra la villa e la barchessa sembrerebbe il risultato di progressivi aggiustamenti delle strutture.

La chiesetta risulta ben visibile, isolata sul retro della villa, con ingresso indipendente. Ha un’unica navata con due cappelle laterali.

 

 

17. Villa Lin-Marcello del Majno detta “Ego”

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E’ una villa veneta settecentesca. In origine fu, forse, luogo di caccia dei conti Onigo, poi ampliata e trasformata in luogo di villeggiatura.

Sul frontone si trova uno stemma recante la scritta EGO (iniziali della contessa Elvira Galvani Onigo). Questo frontone è molto ampio; al primo piano vediamo un balcone in ferro battuto con loggia sottostante. Sulla porta-finestra del primo piano c’è una cornice a timpano.

Lateralmente si trovano due grandi barchesse con cinque archi divisi da lesene a cinque finestre poste sopra le chiavi degli archi. La barchessa di destra ha gli archi tamponati in epoca successiva. Nessuna finestra è contornata da cornici in pietra (le cornici sono solo dipinte).

Il viale, ombreggiato da carpini, doveva essere popolato da statue.

Nel parco, ricco di alberi grandissimi, restano statue di pregio.

 

18. Villa Longo Marchesi 

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La villa attuale, che si affaccia dal lato occidentale del Terraglio, risulta essere il rifacimento Ottocentesco di una villa preesistente.

La facciata della villa padronale è caratterizzata da un’ampia scalinata che conduce direttamente all’ampia loggia del  piano rialzato, formata da tre arcate sostenute da due colonne. Ilmprospetto principale, ricco di ornamenti con specchiature decorate e medaglioni, termina con un frontone più elevato a tripice apertua concluso da un timpano triangolare 

Sul retro si trovano le barchesse e una costruzione che si pensa ospitasse le scuderie.

Nel parco sono presenti diverse statue

 

19. Villa Querini-Biadene “la Colombina” 

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Piccola, ma armonica e signorile, questa costruzione ha tutti gli elementi caratteristici della villa veneta settecentesca. La parte centrale della facciata è sopraelevata al frontone con due finestre. Le altre finestre hanno cornici semplici al piano terra, a timpano e a curve al primo piano.

Questa villa non ha più la grandiosità e magnificenza delle ville del ‘500 e ‘600, anche perché è scemata la potenza economica e sociale di Venezia. Questa villa è, quindi, di carattere più semplice e intimo. All’interno troviamo delicati stucchi e belle sale a specchi veneziani.

Ha un giardino ben tenuto e vasto parco. Nella parte posteriore della villa c’è un viale, fiancheggiato da due lunghe file di pioppi cipressini, che fanno parte della scenografia della villa e del rito-spettacolo dell’abitare. Di solito il viale alberato è di accesso e si trova davanti alla casa; il viale di villa Colombina, poiché davanti si trova il Terraglio, è situato dietro. La costruzione è in ottime condizioni.

 

 

20. Villa Palazzi-Valier, Taverna

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E’ del 1742 il primo documento dell’edificio, che ne attesta la proprietà alla famiglia Ongaro.

La villa vide poi tra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell’Ottocento l’avvicendarsi di due famiglie veneziane: i Mandelli e Trevisan. La villa appartenne poi a Jacopo Visentini ed ai suoi eredi per una quarantina d’anni. Successivamente il complesso fu poi dimora preferita del cardinale Jacopo Monico(1778-1851).

Nel 1850 i fratelli veneziani Palazzi ne diventarono proprietari, commissionando, sempre in quell’anno, la progettazione del parco, ad Antonio Caregaro Negrin, noto personaggio eclettico, architetto e creatore di molti parchi romantici nel Veneto. Nel 1859 fu messo a dimora l’enorme cedro del Libano dietro la villa, a ricordo della duplice vittoria di S. Martino e Solferino.

Alla fine dell’Ottocento la villa passò al comm. Massimo Ravà e fu poi venduto negli anni venti al Generale Vittorio Galanti. Nel 1934 la villa fu acquistata dall’ing. Cesare Taverna che restaurò varie parti del complesso, costruendo anche la vasca davanti alla casa.

Alla fine degli anni Settanta del secolo scorso il complesso fu venduta dagli eredi di Cesare Taverna a più proprietari.

La villa fu ideata con una struttura piuttosto semplice, ma tipica di una villa veneta settecentesca. L’edificio principale ha uno schema tipico di un palazzo veneziano. Si tratta di un edificio a tre piani chiuso in alto da una copertura a padiglione. Il prospetto principale si affaccia ad una piscina, fatta costruire nel 1934 da Cesare Taverna, ai lati della stessa si ergono su dei piedistalli due magnifici cani levrieri in pietra di Vicenza, posti a guardia della villa.

All’interno bellissimi stucchi adornano le pareti ed i soffitti del salone centrale e di altre due stanze.

Di fianco al corpo centrale sorgono le due barchesse, rese comunicanti con la villa grazie a due passaggi sempre su progetto del Caregaro Negrin. La barchessa di destra è di fattura settecentesca, ampliata poi a metà dell’Ottocento, con l’aggiunta di un portico a cinque archi ribassati, che furono poi chiusi da vetrate all’inglese dai Taverna. All’interno di quest’ultima vanno segnalati gli stucchi e gli specchi settecenteschi. La barchessa di sinistra ha una struttura più semplice: due piani, con un porticato a cinque arcate abbellito da rifinitura a bugnato. Fu progettata anch’essa dal Caregaro Negrin. Vicino al cancello a nord esiste una terza barchessa, molto simile all’ultima descritta tranne che per le dimensioni, visto che risulta essere il ridimensionamento di un edificio più grande già esistente.

Malgrado le varie modifiche subite nel corso della storia questa rimane una delle più belle e suggestive ville del Terraglio e della provincia di Treviso.

 

 

21. Villa Albrizzi Franchetti

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La Villa
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Una delle due Barchessa

La Villa Franchetti o Villa Albrizzi Franchetti fu costruita tra il 1680 e il 1700 lungo il Terraglio, in uno dei luoghi di villeggiatura favoriti dai patrizi veneti.

Suoi primi proprietari furono i nobili Albrizzi, noti mercanti di stoffe. Tra loro, Isabella Teotochi Albrizzi.

La “divina” Isabella Teotochi (1760-1836) a Venezia e nella splendida cornice della villa Albrizzi-Franchetti di San Trovaso (Treviso), tenne aperto uno dei salotti più famosi d’Europa, luogo d’incontro di viaggiatori, avventurieri, eruditi, artisti, scienziati, seduttori di professione, militari di carriera, principi d’Europa. E’ in questa libera accademia mondana, che domina l’eloquio di una Isabella bellissima, amata, desiderata, apprezzata da molti dei bei nomi della letteratura dell’epoca, dal Foscolo, dal Pindemonte, da Vivant Denon, il “padre” del Louvre, dal Byron, Chateaubriand, Walter Scott, Canova e dal barone D’Hancarville e tanti altri illustri che in quell’epoca tra illuminismo e romanticismo ebbero la ventura di frequentarla “Amante per cinque giorni, amica per tutta la vita”: questo il suo motto, come ci riferisce il Foscolo. In quest’opera viene ripercorsa e ricostruita l’intera vita di Isabella. Segue una attenta ricostruzione della storia di Villa Albrizzi-Franchetti, dallo splendido parco secolare, vera “perla del Terraglio”, nei cui viali passeggiarono il Foscolo, il Pindemonte, il Cesarotti, il Canova, il Denon e tanti altri. La presente opera, in distribuzione nelle librerie, è la più completa biografia di ISABELLA Teotochi Albrizzi dalla fine dell’800, ovvero da quell’opera del Malamani, Isabella Teotochi Albrizzi. I suoi amici. Il suo tempo del 1882, che esaltava i fasti di questa straordinaria bellezza greco-veneziana, dalle “ciglia e occhi nerissimi e scintillanti, chiome corvine, guancie che ad ora ad ora mostravano due graziose fossette, e faccia sparsa di pallore soavissimo”, “la Stael veneziana” del Byron. , un mito che percorse l’Europa tra la fine del Settecento e il primo Ottocento, che sedusse Venezia e ispirò i poeti d’Europa e della quale ci rimane uno straordinario ritratto della grande pittrice Elisabeth Vigée Le Brun, la ritrattista dei principi delle corti europee. Isabella strinse relazioni amorose o letterarie, con i principali nomi della letteratura e l’arte italiana tra ‘700 e ‘800 (Foscolo, Pindemonte, Cesarotti, Canova e tanti altri), fu amata dall’ artista francese Vivant Denon, “padre” del Louvre, e per decenni fu la regina dei salotti veneziani.

Descrizione del Terraglio tratta da: “Villa Palazzi-Taverna a Preganziol sul Terraglio, Anatomia di una villa veneta. Il Terraglio.”…….. http://www.villeveneteblog.com/info/

Passò in seguito alla contessa Ida Zeno Accurti e quindi acquistata dal barone Raimondo Franchetti. Tra gli eredi, da ricordare l’omonimo nipote, noto esploratore.

Danneggiata gravemente durante la Grande Guerra, nel 1973 Raimondo Nanuk Franchetti, ultimo proprietario, la vendette alla provincia di Treviso, che oggi è diventata ufficio di rappresentanza della provincia di Treviso.
La costruzione di mezzo ha le forme tipiche dei palazzi signorili veneti per la facciata e il frontone centrale con un timpano. Sul davanti (primo e secondo piano) vi sono due balconate a tre luci. All’interno, le sale e le stanze sono ornate da stucchi settecenteschi.
Al corpo centrale sono affiancate due barchesse più tarde, opere dell’architetto Andrea Pagnossin, leggermente più arretrate rispetto al palazzo e simmetriche, costituite da una parte centrale a tempio con colonnato e da due ali con tre aperture rettangolari per lato, sormontate da aperture rettangolari.
Il parco all’inglese, molto vasto (11 ha), fu ampliato ulteriormente da Raimondo Franchetti aggiungendovi piante esotiche provenienti dai numerosi luoghi che aveva visitato.

 

Fonti e bibliografia:  http://www.tkk.it/preganziol/index.htmlhttp://www.irvv.net/http://it.wikipedia.org

 

 

 

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