Storia del Veneto

 

1 – Protostoria e Storia Antica

 

 

Il territorio occupato dai Veneti

La configurazione fisica del Veneto favorì il suo popolamento fin dall’era paleolitica. Ritrovamenti fossili risalenti a circa 150.000 anni fa sono stati fatti nella zona collinare a Nord di Verona; altri d’epoca successiva, nei Colli Berici, nell’Altopiano d’Asiago, nei Monti Lessini e nel Montello. Resti di palafitte sono stati trovati sulle rive del Lago di Garda e di alcuni laghetti dei Colli Berici, mentre numerose sono un po’ ovunque le testimonianze dell’era neolitica e dell’età del bronzo.

Verso il 1000 a.C. la regione fu invasa dagli Heneti, popolazione proveniente dalle zone del Mar Nero.

Nei Colli Euganei gli Heneti – o Veneti – diedero vita ad una civiltà molto interessante, con un proprio linguaggio ed una propria scrittura (venetico), che viene detta “Civiltà Atestina”, perchè ad Ateste (Este) ebbe il suo centro principale, ma che si diramò ben presto in tutta la Regione. I veneti ebbero contatti con gli Etruschi e con popolazioni danubiane, commerciando in oggetti di bronzo, sale, lana e ceramiche.

Sono di certa origine venetica molte importanti città della regione, quali Padova, Concordia, Oderzo (fra le più antiche – IX-VIII sec. a.C.), Este, Treviso, Belluno, Altino, Vicenza e probabilmente Verona ed Adria.

La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione. Le fonti antiche tramandano l’esistenza di vari filoni dell’etnìa veneta, dalla Bretagna, alla Lusazia, fra Germania e Polonia, all’Epiro in Grecia, all’Asia Minore. Legati all’etnico veneto sarebbero diversi toponimi (ad es. la Vindelicia, regione corrispondente all’attuale Baviera, Vindebona (l’attuale Vienna) e i nomi attribuiti a popoli di origine slava in diverse lingue europee. Secondo alcuni studiosi, sarebbero queste testimonianze di un’unica civiltà indoeuropea che si estendeva dal Baltico all’Adriatico, riconducibile ai cosiddetti popoli dei Campi delle Urne.

 

Il processo di romanizzazione della Venetia è avvenuto in maniera graduale e senza traumi o conquiste militari, dato che veneti e romani erano popoli alleati. Le relazioni politico-militari con i romani iniziano nel III sec. a.C. : nel 225-222 veneti e cenomani stringono un’alleanza militare con Roma contro gli insubri, i boi e i gesati, fornendo secondo Polibio un contingente di 20.000 uomini.

I galli saranno battuti nella storica battaglia di Clastidium (oggi Casteggio, nell’Oltrepò Pavese) nel 222. Nel 181 a.C. la deduzione della colonia latina di Aquileia comportò un rafforzamento dei tradizionali rapporti di collaborazione fra La Regio X Venetia et Histria veneti e romani.

Aquileia sorse al limite del territorio dei Veneti, nessuna colonia infatti venne mai fondata sul territorio dell’alleato veneto.

Dopo la guerra sociale nell’89 a.C. , diverse città venete ottennero lo Ius Latii.

Nel 49 a.C. i veneti ottennero da Giulio Cesare la piena cittadinanza romana.

In epoca augustea il territorio dei veneti venne unificato e dotato di riconoscimento ufficiale con la creazione della Regio X Venetia et Histria. Il centro politico della regione fu assunto da Aquileia. Successivamente Diocleziano la trasformò in Provincia Venetiae et Histriae con un’estensione dei confini ad ovest fino all’Adda.

Nei primi secoli d.C. iniziò il processo di Cristianizzazione del Veneto. Centro di irradiamento della nuova religione fu Aquileia in cui il Cristianesimo era giunto probabilmente per mare. Secondo la tradizione fu San Marco Evangelista a fondare la Chiesa di Aquileia. Egli avrebbe inoltre inviato il greco Prosdocimo ad evangelizzare Padova, Asolo, Vicenza, Treviso, Altino ed Este. All’evangelizzazione di Verona avrebbe contribuito una comunità cristiana proveniente dall’Africa romana; africano è anche San Zeno, patrono della città.


2 – Storia Medievale 

 

 

 

Le invasioni barbariche e la caduta dell’Impero d’Occidente 

Le prime infiltrazioni di tribù germaniche nel territorio della regione ebbero luogo già nel 168-169 d.C. con il saccheggio di Oderzo ad opera dei Quadi e dei Marcomanni.

Fu tuttavia a partire dal V secolo che le incursioni si fecero ripetute e più devastanti, con gli Unni (nel 452 gli Unni di Attila calano in Italia: le città di Aquileia, Altino, Padova e Concordia Sagittaria vengono espugnate e distrutte), gli Eruli, infine con gli Ostrogoti di Teodorico, che stabilirono il loro regno sul Veneto e sull’Italia nel 493.

 

Bizantini e Longobardi 

La dominazione gota terminò brutalmente nel 555 d.c. a seguito dell’invasione delle armate bizantine guidate dei generali Narsete e Belisario.

Poco dopo, nel 568 d.C, però ebbe luogo la formidabile e devastante invasione dei Longobardi, che portò alla sottrazione al dominio imperiale di buona parte dell’Italia settentrionale. Fu in quella fase che in Veneto venne a crearsi una separazione tra la zona continentale, sotto il dominio longobardo, e quella costiera, ancora dipendente dall’Impero Bizantino.

Le terre venete appartenenti al nuovo regno Longobardo, vennero divise tra i ducati di Vicenza, Verona e Ceneda (Vittorio Veneto). Il tessuto sociale della Terraferma conobbe un rapido declino; una certa continuità della vita cittadina fu garantita dai vescovi, divenuti riferimenti autorevoli in campo morale, culturale e sociale.

La zona bizantina venne invece dapprima unita nel 580 ai superstiti territori settentrionali nel costituire l’eparchia Annonaria, per essere poi resa nel 584 provincia autonoma, dipendente dall’Esarcato d’Italia, col nome di Venetia maritima. Dall’entroterra le autorità politiche e religiose romano-venete, assieme a parte delle popolazioni, trovarono rifugio nei principali centri lagunari, in particolare Grado, Caorle, Eraclea, Torcello, Malamocco, Rialto, Olivolo, Chioggia, Cavarzere, oltre alle oggi scomparse Ammiana e Costanziaco. Queste isole, che già da un secolo avevano iniziato a svilupparsi, andarono quindi a costituire, nel 697, durante il regno dell’imperatore Leonzio, il ducato di Venezia.

A definire la separazione anche formale fra i due mondi (seppur una forte osmosi continuò sempre ad esistere) occorse la definizione dei confini (terminatio) fra il Ducatus Venetiarum e il Regnum Langobardorum, siglato dal re Liutprando e dal primo doge Paulicio Anafesto. Il territorio lagunare assunse sempre maggiori caratteri di indipendenza dal potere centrale bizantino, fino a che, con la conquista longobarda di Ravenna nel 751, la dipendenza politica da Bisanzio divenne poco più che formale. Nel frattempo la sede del Dux venne trasferita da Eraclea ai margini della Terraferma nella meno accessibile Metamauco/Malamocco.

 

La nascita di Venezia e la Marca Veronese

Alla fine dell’VIII secolo il regno longobardo venne travolto dai Franchi di Carlo Magno, incoronato imperatore del Sacro Romano Impero nella notte di Natale dell’800. Il figlio di questi, Pipino, tentò anche la conquista dei territori costieri, ma, respinto, dovette riconoscere anche formalmente l’indipendenza del Ducato veneto nel trattato dell’811 con l’Impero Bizantino. All’interno di quella federazione di centri e territori lagunari (da Grado a Loreo), nota come Dogado, si affermò Venezia, imponente organismo urbano sviluppatosi attorno al polo mercantile di Rialto, in cui nell’812 venne trasferita da Malamocco, distrutta da Pipino, la capitale.

Anche dal punto di vista religioso fu sancita nell’827 una divisione fra il mondo del Veneto continentale e della Venezia marittima: i vescovi della terraferma continuarono ad essere sottoposti alla sede metropolita di Aquileia, mentre il fitto reticolo di nuove sedi diocesane sorte nella laguna riconobbe come referente il patriarca di Grado.

I problemi dinastici in seno all’impero franco e le terribili aggressioni degli Ungari nel 900 provocarono un vuoto di poteri ed una dilagante conflittualità che afflissero il Veneto continentale fino alla metà del X secolo.

L’autorità imperiale venne infine ristabilita da Ottone I: egli aggregò nel 962 un vasto territorio dell’Italia nord-orientale al ducato di Baviera e successivamente, nel 976 al ducato di Carinzia. L’organismo che ne derivò, aventi finalità di cerniera fra Germania e Italia, fu chiamato, dal nome della sua principale città, Marca di Verona. Da questa si staccarono nel 1027 il territorio della diocesi di Trento, che si organizzò in principato ecclesiastico e il Friuli nel 1077, che iniziò una sua autonoma parabola storica sotto l’autorità dei Patriarchi di Aquileia. I legami fra la Marca Veronese e l’Impero vennero rafforzati dalla presenza nel territorio di diverse dinastie feudali di origine germanica o longobarda: tra le più famose, destinate a giocare un ruolo importante nei secoli successivi, gli Estensi, i da Romano, i Caminesi, i Carraresi.

I territori della Marca di Verona e

della Dogado nell’anno Mille

 

 

Dal XII al XIII Secolo:

Comuni, Signorie e ascesa del Ducato di Venezia

 

 

A partire dai primi decenni dopo il Mille, si assistette in tutto il Veneto ad un decollo economico e ad una ripresa della vita sociale nelle città principali, che iniziarono ad esercitare un controllo egemonico sul loro contado.

Dalla fine del X secolo, poi, Venezia iniziò la sua espansione marittima nell’Adriatico, del quale prese a configurarsi come potenza egemone fino a farlo diventare il Golfo di Venezia, e ad accrescere enormemente i propri privilegi e commerci in Oriente.

Contemporaneamente allo sviluppo economico, nella Marca Veronese (che a partire dal 1200 cominciò ad essere identificata col nome di Marca Trevisana), si assistette ad un indebolimento del sistema feudale, caratterizzato dalla progressiva emersione dei liberi comuni: fra i più importanti Verona (1136), Padova (1138), Treviso e Vicenza.

La Terraferma divenne un territorio sempre meno soggetto all’effettivo controllo degli imperatori tedeschi.

Il Ducecento fu contraddistinto dall’espansione del potere veneziano in tutto il Mediterraneo orientale, culminato con la Quarta Crociata e la creazione nel 1205 dell’Impero latino d’Oriente, nel quale a Venezia era garantito il dominio sulla quarta parte e mezza dell’impero di Romània. Lo Stato da Mar giunse a includere, oltre ai territori dell’Istria e della Dalmazia, le isole Ionie, Creta, Cipro, e tutta una serie di basi e piazzeforti nel Peloponneso, nell’Egeo e in Asia Minore. Nonostante il mare fosse la fonte primaria della propria ricchezza, Venezia non perse mai interesse per l’entroterra: essa mantenne forti legami in particolare con il Trevigiano e il Padovano, appoggiò la Lega Veronese e aderì alla Lega Lombarda poi, assurgendo ad un prestigiosissimo ruolo di mediatrice (e al contempo di terza forza) fra papa Alessandro III e l’imperatore Federico

La signoria degli Scaligeri nel 1336,

alla sua massima espansione

Barbarossa, con la riconciliazione celebrata in San Marco nel 1177 (Pace di Venezia).

Nel Duecento si assistette in tutta la terraferma alla trasformazione dei liberi comuni in potenti signorie in lotta tra loro per l’egemonia regionale. La prima ad emergere fu la signoria di Ezzelino da Romano, che riuscì a conquistare gran parte del Veneto centro-settentrionale (sconfitto nel 1259 da una crociata indetta dal papa Alessandro IV). Treviso cadde in mano ai da Camino, a Verona si imposero nel 1262 i signori della Scala, divenendo la capitale di un potente stato, che al suo culmine valicò l’Appennino, giungendo fino a Lucca.

 

 

 

I secoli XIV e XV e il dominio veneziano 

 

Nonostante Venezia avesse nel mare il centro dei propri interessi economici, essa mantenne sempre vivi i legami col proprio entroterra, esercitando una forte attrazione sulle tormentate città della Marca Trevigiana. Già nel 1291 Motta di Livenza passò alla Repubblica, primo territorio di Terraferma a darsi al governo di Venezia. Fu tuttavia a partire dal XIV secolo che la Serenissima iniziò ad intervenire in maniera sempre più decisa nella politica regionale, soprattutto per impedire che il potente stato Carrarese ne minacciasse le vie di comunicazione terrestri e fluviali. Nel 1318, infatti, Padova aveva perduta la propria libertà comunale, divenendo signoria dei da Carrara, che presto entrarono in conflitto con Venezia e con Verona.

Il potere e l’influenza crescente della Repubblica suscitarono le gelosie dei suoi vicini, che costituirono nel 1379 una formidabile coalizione che riuniva i Carraresi, il Duca d’Austria, il Re d’Ungheria, il Patriarcato di Aquileia e Genova, scatenando contro Venezia quella che sarebbe passata alla storia come la Guerra di Chioggia e conclusa nel 1381 con la vittoria sul mare contro Genova e la perdita di Treviso per terra (ottenuta nel 1339, ceduta al Duca d’Austria).

La minaccia incombente dei Carraresi, a cui si era aggiunto lo stato visconteo, impadronitosi fra il 1387 e il 1390 di gran parte del Veneto, non venne comunque meno.

Dapprima la Repubblica reagì con decisioni alle mire di Francesco Novello da Carrara, riprendendosi Treviso nel 1388 e quindi in rapida successione praticamente tutte le terre della marca trevigiana: il 28 aprile 1404, il Senato Veneto accetta la dedizione di Vicenza, pochi giorni dopo fu la volta di Cologna (7 maggio), di Belluno (18 maggio), Bassano (10 giugno), Feltre (15 giugno), e quindi dell’Altopiano dei Sette Comuni, il 20 febbraio 1405 e di Verona il 22 giugno. Infine il 22 novembre cadde anche Padova e gli ultimi Carraresi finirono la loro esistenza in prigionia.

L’unità del Veneto era praticamente ricomposta. Per queste terre, oltre alla fine dei conflitti e alla instaurazione di un governo stabile e rispettato, le dedizioni alla Serenissima significarono, di solito, la concessione di particolari statuti di autonomia che garantivano, in cambio dell’atto di soggezione a Venezia e dell’accettazione di governatori inviati dal Senato Veneto, il mantenimento di gran parte degli istituti e delle leggi pre-esistenti: lo Stato da Tera nasceva, di fatto, come sorta di stato federale ante litteram.

Nel corso del Cinquecento, la Repubblica di Venezia espanse ulteriormente i propri possedimenti, includendo nel 1420 il Cadore e il Friuli, seguiti nel 1428 da Brescia, Bergamo e Crema e conquistando il Polesine, già occupato nel 1405 e definitivamente strappato al duca di Ferrara nel 1484.


3 – Storia Moderna

 

 

Dal XVI al XVIII secolo: la Pax Veneta

 

Nella seconda metà del ‘400 e agli inizi del ‘500, Venezia continuò la sua politica espansionistica, portando il Leone di San Marco in Romagna, Trentino meridionale, a Gorizia, Trieste e financo in Puglia. Alla vigilia della guerra del 1509, la Repubblica Veneta, fra Stato da Mar e Stato da Tera, costituiva un impero plurietnico abitato da veneti, lombardi, friulani, istriani, romagnoli, dalmati, croati, albanesi, pugliesi, greci e ciprioti, ed era di fatto uno dei più potenti stati d’Europa

Tanta grandezza non poteva non suscitare le invidie dei numerosi vicini: nel 1508, in seguito alla sconfitta ad opera dei veneti dell’imperatore d’Austria che perse Trieste e Gorizia, si formò, sotto l’impulso di papa Giulio II, cui Venezia aveva tolto le città della Romagna, un’amplissima coalizione anti-veneziana, nota come Lega di Cambrai, che dichiarò guerra alla Repubblica. Venezia reagì in maniera coraggiosa, quasi spavalda, mobilitando l’esercito e mettendovi a capo il valoroso Bartolomeo d’Alviano. Il 14 maggio 1509 ad Agnadello nel cremasco, le truppe venete vengono sbaragliate dall’esercito francese di Luigi XII: in pochi giorni gran parte dello Stato da Tera è occupato dal nemico, solo Treviso e il Friuli resistono, fedeli alla Serenissima. Nonostante la situazione disperata, la reazione della Repubblica veneta fu determinata, il popolo e il patriziato di Venezia si strinsero attorno al doge preparando la rivincita; nella Terraferma, benché i nobili, in gran parte legati all’Impero, voltassero le spalle a Venezia, schierandosi con la Lega di Cambrai, il popolo dimostrò un attaccamento viscerale a San Marco. Grazie alla propria abilità diplomatica, che seppe sfruttare e attizzare le contrapposizioni nel campo dei collegati, e alle vittorie militari dell’esercito riorganizzato (tra queste, memorabile quella di Marignano nel 1515, in cui la cavalleria veneta, venuta in soccorso alle fanterie francesi, consentì a Francesco I di conseguire una vittoria storica sulle temibili falangi svizzere), la Serenissima riconquistò praticamente tutta la Terraferma, ritornando sui confini di fine ‘400. Tra le terre venete, perduto fu solo l’Ampezzano, che rimase austriaco fino al 1918.

Finito il lungo periodo bellico, nel 1530 iniziò per tutto il Veneto un lungo periodo di pace e di sviluppo che si protrasse, senza significative interruzioni, per quasi tre secoli fino a 1797.

Al declino dei commerci e dell’impero marittimo della Serenissima iniziato nel Cinquecento, si accompagnò una crescente at-tenzione del patriziato per la proprietà fondiaria di terraferma, riducendo progressivamente il dinamismo del ceto dirigente e portando sempre più verso la stagnazione sociale e politica della Repubblica.

Se nel Seicento Venezia fu ancora in grado di combattere ferocemente contro i Turchi per difendere gli ultimi possedimenti marittimi e di promuovere una parziale riorganizzazione dell’esercito di terra, giungendo ad una più definitiva sistemazione dei contesi confini con l’Austria, il Settecento segnò il definitivo tramonto del modello politico, che per un millennio aveva retto le sorti dello Stato. Incapace di rinnovarsi e di individuare obbiettivi politici precisi, la nobiltà portò lo Stato a rinchiudersi in un ostentata neutralità ed in un ferreo mantenimento delle strutture tradizionali che non lo salvarono però dal terremoto europeo scatenato dalla Rivoluzione Francese.  

La terraferma veneta nel 1796

 


4 – Storia Contemporanea 

 

 

 

L’arrivo di Napoleone e la dominazione austriaca

 

Alla fine del XVIII secolo fermenti rivoluzionari e borghesi percorrevano anche la Repubblica veneta, mentre dalle Alpi irrompevano le truppe di Napoleone Bonaparte, disceso nella campagna d’Italia.

Venezia rifiutò di schierarsi, dichiarando la propria neutralità e al contempo rifiutando di mobilitare le truppe a difesa dei propri territori. Il Veneto divenne campo di battaglia tra gli opposti schieramenti. La Terraferma venne infine occupata dalle truppe francesi, cui venne permesso di entrare nelle città, generando un’impossibile convivenza con le truppe di Venezia Il Veneto sotto il dominio austriaco nel 1803 e le popolazioni venete. 

 

La situazione esplosiva così creata deflagrò con le Pasque Veronesi, una sanguinosa e spontanea ribellione contro la presenza francese che fornì a Napoleone il pretesto per rovesciare il governo aristocratico. Nell’inutile tentativo di evitare l’inevitabile Venezia smobilitò le truppe, ritirandosi nel Dogado, ma sotto la minaccia d’invasione della stessa Venezia, il 12 maggio 1797 il Maggior Consiglio decretò la fine della Serenissima Repubblica cedendo i poteri alla Municipalità democratica.

Il Regno d’Italia napoleonico (1805-1814)

 

Seguirono una serie di saccheggi e di violenze da parte dei francesi, desiderosi di ottenere dalle terre venete il massimo bottino possibile e al contempo di fornire il minor vantaggio possibile all’Austria, cui quelle terre erano destinate sin dal preliminare di pace poi formalizzato col trattato di Campoformio.

Subita una breve interruzione in corrispondenza della nuova invasione francese, che portò alla costituzione di un effimero Regno d’Italia (1805-1814), il dominio austriaco venne quindi ristabilito con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.

 

Il sessantennio di dominazione asburgica venne però caratterizzato dai moti risorgimentali, culminati con le ribellioni di Vicenza, Padova, Treviso e la costituzione a Venezia della Repubblica di San Marco nel 1848. Mentre Verona diveniva uno dei capisaldi del Quadrilatero austriaco, i moti rivoluzionari nelle città dell’entroterra vennero ad uno ad uno repressi dall’armata imperiale. Venezia, invece, favorita dal proprio isolamento lagunare resistette, anche se stretta d’assedio. Nonostante l’auspicata unione al Regno di Sardegna, i rovesci militari subiti dall’esercito piemontese durante la prima guerra di indipendenza lasciarono isolata la Repubblica di San Marco, che, nonostante l’eroica resistenza contro le truppe di Radetzky, dovette infine capitolare il 24 agosto 1849.

 

Al termine della seconda guerra di indipendenza, nel 1859, gli austriaci tenevano ancora il Veneto: giunto alle porte di Verona, infatti, l’esercito franco-piemontese venne arrestato dalla firma dell’armistizio di Villafranca da parte di Napoleone III.  

 

 

 

 

L’annessione al Regno d’Italia

 

L’annessione del Veneto al Regno d’Italia avvenne nel 1866 dopo la terza guerra di indipendenza. Nonostante l’Italia risultasse sconfitta per terra a Custoza e per mare a Lissa, la vittoria prussiana a Sadowa portò ad accordi di pace fra le principali potenze europee che prevedevano la cessione del Veneto non all’Italia, paese da cui non si considerava sconfitta, ma alla Francia, nell’intesa che Napoleone III lo avrebbe consegnato a Vittorio Emanuele previa organizzazione di un plebiscito.

Il trattato di pace di Vienna, firmato il 3 ottobre 1866, disponeva testualmente che la cessione del Veneto (con Mantova e Udine) al Regno d’Italia dovesse aversi sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate.

 

La situazione alla vigilia della terzaguerra di indipendenza

 

Napoleone III procedette all’organizzazione di un plebiscito, in ottemperanza al trattato di pace, tuttavia fu soggetto a forti pressione da parte di casa Savoia, affinché cedesse anzitempo le fortezze ed il controllo militare della regione in anticipo sull’esito del plebiscito ed anche alla stessa organizzazione del plebiscito. Il conte di Gramont, cui fu affidato provvisoriamente il territorio del Veneto attuale, più Mantova e il Friuli (Pordenone-Udine), cercò di rispettare l’impegno. Le pressioni di casa Savoia indussero tuttavia Napoleone III a consegnare le fortezze e di lasciar occupare il Veneto alle truppe di casa Savoia. Il plebiscito fu pertanto organizzato da casa Savoia 21 ottobre 1866.

Il risultato (646.789 sì; 69 no; 567 voti nulli), rispecchiò, secondo alcuni studi storici, la mancanza di segretezza nel voto e di trasparenza nelle conseguenti operazioni di scrutinio.

 

http://it.wikipedia.org

 

 

Add a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *