Le Ville della Riviera del Brenta: Comune di Mira

1) Villa Foscari detta La Malcontenta; 2) Villa Seriman, Foscari Widmann-Rezzonico; 3) Villa Allegri von Ghega; 4) Villa Mocenigo; 5) Villa Principe Pio; 6) Barchesse Di Villa Valmarana; 7) Villa  e  Barchessa  Alessandri; 8) Villa Bon Tessier; 9) Villa Gradenigo; 10) Villa Contarini Pisani detta Dei Leoni; 11) Villa Levi Morenos; 12) Villa Moscheni, Volpi; 13) Villa Franceschi, Bianchini, Patessio; 14) Villa  Priuli; 15) Villa Querini, Dalla Francesca-Tiozzo; 16) Villa Venier.

 

 1. Villa Foscari detta La Malcontenta

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Villa Foscari detta La Malcontenta è una villa veneta costruita da Andrea Palladio nel 1559 a Malcontenta, località in prossimità di Mira, lungo il Naviglio del Brenta, per i fratelli Nicolò e Alvise Foscari.
La villa che Palladio realizza per i fratelli Nicolò e Alvise Foscari intorno alla fine degli anni 1550 sorge come blocco isolato e privo di annessi agricoli ai margini della Laguna veneta, lungo il Naviglio del Brenta. Più che come villa-fattoria si configura quindi come residenza suburbana, raggiungibile rapidamente in barca dal centro di Venezia. La famiglia dei committenti era una delle più potenti della città, tanto che la residenza ha un carattere maestoso, quasi regale, sconosciuto a tutte le altre ville palladiane, cui contribuisce la splendida decorazione interna, opera di Battista Franco e Gian Battista Zelotti.
Dal 1973 la villa è ritornata di proprietà, ed è tuttora abitata, dalla famiglia di Antonio “Tonci” Foscari e, nel rispetto della tradizione, l’edificio è tuttora privo di illuminazione elettrica e vengono utilizzate essenzialmente le candele.

 

 2. Villa Seriman, Foscari Widmann-Rezzonico

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La villa – che comprende la casa padronale con il giardino e la corte adiacente, la barchessa, la chiesetta e il vasto parco a nord con la serra, arricchito da statue settecentesche, numerose specie arboree e un laghetto – si trova lungo la riviera del Brenta, nel Comune di Mira (VE), in località Riscossa.
La sua costruzione è stata attribuita al progettista veneziano Andrea Tirali che pare la realizzasse nel 1719 per i Seriman, una famiglia di nobili veneziani di origine persiana. Verso la metà del ‘700 la proprietà passò ai Widmann che modificarono la casa nella parte centrale aggiungendo il sottotetto a croce e ne abbellirono gli interni con raffinate decorazioni. Successivamente, la villa venne ceduta ai Contarini del Zaffo e ai Bentivoglio. Nel 1883 fu acquistata da Francesco Somazzi, ma ritornò ben presto ai Widmann (1901), grazie alla discendente Elisabetta. Nel 1970 il figlio di Elisabetta la vendette al commendator Settimo Costanzo.
Sopra una breve scalinata dal disegno mistilineo, apre a loggia il blocco dell’atrio, leggermente aggettante e retto da quattro colonne. In corrispondenza della loggia, al piano attico vi è il timpano curvo con lo stemma nobiliare centrale in ferro battuto e acroteri superiori. Se al piano terra le aperture sono rettangolari con semplici davanzali e architravi soprastanti in aggetto, quelle dei piani superiori sono più grandi e dotate di poggiolini con parapetti in ferro battuto, decorate nel sottodavanzale da marmorini e sottolineate da cornici curvilinee. La barchessa, caratterizzata da un arioso portico rivolto verso la villa, si sviluppa internamente attorno a un cortile lastricato: l’ala a est ospitava le scuderie e il granaio, quella a sud-ovest gli alloggi per la servitù e la foresteria. A est, addossata al rustico, la chiesetta consacrata dove sono sepolte Elisabetta e Arianna Widmann.
Passato l’ampio androne della dimora padronale, si entra nel salone delle feste, sviluppato in duplice altezza con il ballatoio in ferro battuto ed elementi dorati, sul quale aprono le stanze secondarie e il vano scala. L’apparato decorativo è ricchissimo: pareti e soffitti dipinti con scene di carattere mitologico, volute rococò, fasce policrome e cornici attribuite a Giuseppe Angeli e Girolamo Mengozzi Colonna, stucchi, pavimenti originali e arredi d’epoca.
Numerosi illustri personaggi sono stati ospitati in villa, quali papa Clemente XIII, Pio X, Carlo Goldoni, Gabriele D’Annunzio, Gian Francesco Malipiero e Igor Strawinsky.
Oggi il complesso è di proprietà della Provincia di Venezia ed è utilizzato quale sede di mostre ed eventi culturali.

Apertura al pubblico: Casa dominicale – Barchesse e annessi (solo esterni) – Parco
Villa e parco: inverno, sabato, domenica e festivi 10.00-17.00.
dal 1 luglio al 30 settembre, martedì-domenica 10.00-18.00.
resto dell’anno, martedì-domenica 10.00-17.00,
Biglietto di ingresso
Biglietti Prezzo intero Prezzo ridotto
Intero complesso 5 € 4 € da 7 a 12 e over 65, scolaresche
Su richiesta della scuola.
Gratuito bambini fino ai 7 anni

 3. Villa Allegri von Ghega

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Villa Allegri von Ghega, a tipica pianta veneziana, fu costruita lungo il Naviglio del Brenta a Oriago di Mira (comprensorio della Riviera del Brenta) attorno alla metà del XVI secolo dai conti Allegri di Vughizzolo. Agli inizi del XVIII secolo (1706) la villa fu poi modificata nella struttura attuale ed adibita a casino di caccia e di gioco.

Gli interni sono decorati in parte a stucco e la villa è circondata da un ampio parco suddiviso in giardino all’italiana (nella parte fronte canale) e giardino all’inglese nella parte retrostante. E’ costellato da statue, colonne, una vera gotica da pozzo, un arco ed una graziosa adiacenza un tempo adibita a scuderia. Nel parco sono presenti numerosi alberi ed essenze ultra secolari.

Molti gli ospiti che hanno soggiornato in villa nel corso dei secoli. Tra i suoi ospiti ci sono importanti figure storiche come il maresciallo Josef Radetzky (da qui comandò nel 1848 l’assedio a Venezia), il maresciallo napoleonico Auguste Marmont (Duca di Ragusa), il principe d’Arenberg, il musicista Pietro Mascagni e l’avventuriero Giacomo Casanova.

Nella prima metà dell’Ottocento fu la residenza di Carl Ritter von Ghega, progettista della ferrovia del Semmering in Austria, la prima ferrovia di montagna d’Europa.

Via Venezia 179, Mira-Oriago
Visita: solo su prenotazione: visitabili: interni, parco collezione di famiglia.
Tel. +39 049 66122 – +39 340 7615862

 4. Villa Mocenigo

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La considerevole costruzione di villa Mogenigo si staglia con il prospetto principale sulla riva destra del Brenta in località denominata alle Gambarare di Mira.

La famiglia veneziana dei Mocenigo aveva i propri principali possedimenti sul Brenta a Dolo, dove godevano la proprietà di alcuni mulini e di varie fabbriche costruiti soprattutto durante il Cinquecento e il Seicento e vollero essere rappresentati con una importante costruzione anche a Mira, probabilmente utilizzando la struttura planimetrica di una precedente villa.

Non esiste accordo tra gli studiosi riguardo la datazione, ma l’ipotesi presentata da Baldan secondo la quale l’edificio venne costruito tra il 1660 e il 1663 va accolta con prudenza e prevale l’ipotesi di un’edificazione settecentesca.

Appartenuta ai De Luigi, quindi alla famiglia Zara nel secolo scorso, oggi il complesso è proprietà del Comune di Mira; utilizzato come sede dall’università di Ca’ Foscari di Venezia, appare in buono stato di conservazione.

La villa, a due piani e quindici assi, ha la facciata principale esposta a nord-ovest e segue un forte sviluppo orizzontale, sottolineato dalle fasce marcapiano e marcadavanzale che cingono la villa.
Al settore centrale è stato dato risalto con un leggero aggetto e con l’aggiunta di un frontone ad arco ribassato, arricchito da vasi acroteriali, su cui campeggia lo stemma dei Mocenigo; una breve scalinata, oggi a doppia rampa, sottolinea il portale d’ingresso ad arco a tutto sesto, fiancheggiato da monofore anch’esse ad arco.

Negli ambienti interni si conservano resti di decorazioni a stucco e affreschi attribuiti a Giandomenico Tiepolo (Mazzotti, 1954).

 5. Villa Principe Pio – Mira Porte

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Realizzata tra il secondo e terzo decennio del xviii secolo, villa Pio sorge al confine con villa Franceschi, sulla riva sinistra del naviglio del Brenta. A differenza di questa, però, si affaccia, priva di uno spazio di mediazione, direttamente sulla strada e in allineamento con il muro di cinta della residenza limitrofa.
La tradizionale partizione tripartita regola la distribuzione degli spazi interni alla pianta rettangolare, e si rispecchia di conseguenza nei prospetti. Sul tetto a padiglione, che chiude in sommità l’edificio, s’innesta il volume di un enfatico abbaino che sormonta entrambe le facciate.
Il piano d’ingresso è impostato sul seminterrato il cui aspetto esterno è quello di un basamento con intonaco a finto bugnato – ora parzialmente interrato per l’accresciuto livello del piano stradale – su cui si aprono piccole finestre ottagonali. La costruzione che su di esso si innalza è percorsa con continuità e insistenza, lungo i quattro lati, dalle fasce marcapiano e di unione di davanzali e architravi; il cornicione infine la cinge sulla linea di gronda. Il disegno di queste orizzontali, sul fronte principale, è reso più incisivo dal maggiore spessore quando esse hanno funzione di cornice, o diventa più ricco quando tra esse si inseriscono le specchiature geometriche sottostanti alle finestre o le due brevi balaustrate in pietra dei balconi dell’ultimo piano.
Appartenuta nel corso del Settecento alla famiglia dei principi Pio, dal secolo scorso è stata di proprietà del Demanio e di vari enti pubblici, è ora sede comunale di uffici e di attività museali legate al territorio.

 

 6. Barchesse Di Villa Valmarana

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Barchessa Ovest

Demolito il corpo dominicale all’inizio del secolo scorso – sembra per convenienza economica rispetto al restauro – restano oggi sulla riva destra del naviglio del Brenta le due barchesse del complesso voluto dai Valmarana nei loro vasti possedimenti di Mira.
La famiglia fu aggregata dal 1658 al patriziato veneziano e alcuni suoi esponenti ricoprirono importanti cariche pubbliche in seno alla Repubblica.

Presenti nella zona dopo il 1734, fu Leonardo Valmarana nel corso dei primi anni sessanta del Settecento a voler ristrutturare gli edifici della proprietà acquisita dai Dolfin, conferendo ad essi l’aspetto illustrato dalla XXVIII incisione di Costa.
La villa propriamente detta qui appare in tutta la sua semplicità di edificio a tre piani, con ingresso al piano nobile preceduto da un’alta scalinata, e delineata planimetricamente, secondo le mappe dei catasti storici, a “T”. La affiancano con simmetria, leggermente sopravanzati verso la riva, gli annessi che in origine svolgevano le usuali funzioni connesse alla conduzione del fondo agricolo. Il loro impianto planimetrico, con un lato lungo prossimo al corpo principale, definiva sul retro differenti spazi, quasi tre corti aperte di pertinenza a ciascun edificio.

La magniloquenza degli esterni e la ricchezza delle decorazioni interne che le barchesse acquistano con gli interventi settecenteschi denunciano la loro trasformazione in foresterie, secondo i modi linguistici dell’ambiente architettonico riferibile a Giorgio Massari o a Giovanni Scalfarotto (Bassi, 1987). Se quella a destra della villa, dopo essere stata sfruttata come rimessa agricola e osteria fino al 1912, ha avuto in sorte proprietari che a partire dagli anni sessanta del Novecento l’hanno restaurata, ora è in parte abitata e in parte aperta ai turisti, l’altra, con annesso e oratorio, è stata trasformata in casa colonica, frazionata in più proprietà e pesantemente manomessa. Tutt’oggi il suo stato di conservazione appare quanto meno disordinato, grazie anche alla parziale chiusura del portico per ricavare ulteriori locali interni, avvenuta probabilmente già all’epoca della demolizione della villa. Allo stesso periodo e lotto di interventi è imputabile l’abbattimento dei lati lunghi delle barchesse.

La loro facciata principale, rivolta all’incirca a nord verso l’alveo del Brenta, è costituita dalla sovrapposizione al centro dell’ampio portico trabeato, sostenuto da colonne binate tuscaniche con pilastri d’angolo, di un paramento murario che ricorda l’arco trionfale: nelle campate comprese tra quattro paraste ioniche giganti, raddoppiate all’angolo, si distribuiscono le aperture che compongono il motivo a serliana, mentre appena sotto l’alta trabeazione altrettante specchiature accolgono stemmi in rilievo o, nel caso dell’edificio di sinistra, un orologio.
Compiutezza di forme architettoniche è stata data anche al prospetto occidentale della barchessa destra.
La sua porzione centrale è segnata da aperture sormontate in modo binato da frontoni curvi e triangolari, mentre al primo piano sono solo impiegate cornici mistilinee, il tutto di sicuro effetto plastico rafforzato ulteriormente dalla fitta cadenza degli elementi.
Una delle due parti estreme è costituita dalla campata di testa del portico, l’altra ne riprende le forme. L’importante cornicione infine raccorda il disegno complessivo di questa facciata e in corrispondenza dell’asse mediano è accortamente risolto per delineare il frontone che ospita uno stemma scolpito.

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Barchessa Est

 

Tel. 041 4266387 – 041 5102341
Apertura: Aprile – Ottobre (da martedì a domenica)
Orario: 9.30 – 12.00, 14.30 – 17.30
Lunedì e da Novembre a Marzo su prenotazione telefonica (solo per gruppi)

 

 7. Villa e Barchessa Alessandri Mira Taglio

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Gli interni affrescati della foresteria                           Particolare del prospetto meridionale della foresteria

La seicentesca foresteria Alessandri sorge sulla riva sinistra del Brenta, a Mira, accanto alla villa omonima. È un edificio a forma di L, il cui lato breve conserva ancora le tracce originali e una serie di importanti affreschi del pittore Antonio Pellegrini (Venezia 1675-1741) in tre ambienti del piano nobile, commissionati da Cesare Alessandri nel 1704. Il più rappresentativo è il saloncino dove, fra porte e finestre, cornici in finto stucco e oro zecchino inquadrano affreschi mitologici ispirati alle Metamorfosi di Ovidio. Secondo gli studiosi R. Pallucchini ed E. Bassi, queste rappresentazioni anticipano il linguaggio pittorico settecentesco e sono importanti per lo sviluppo dei cicli “tiepoleschi.” Le altre stanze sono affrescate con scene di amore fra Antonio e Cleopatra e di Annibale che giura odio ai Romani. Padova ha onorato l’artista con una mostra al Palazzo della Ragione (settembre ’98 – gennaio ’99) definendolo “Il Maestro veneto del Rococò alle corti d’Europa”; in quest’occasione è stata evidenziata l’importante testimonianza di foresteria Alessandri, una delle tre opere ad affresco di Antonio Pellegrini in Italia e quella che maggiormente rispecchia il suo rinnovamento stilistico.

Telefono 041415729.
Visitabile la barchessa con i locali affrescati.
Da aprile a settembre, 10.00-12.30 e 14.30-18.00. Ingresso Euro 4,13 include la visita guidata.
Chiuso il lunedì

 8. Villa Bon Tessier

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image012 Scalone centrale

 

Villa Bon Tessier Riviera Giacomo Matteotti 6/7, Mira Taglio, Mira.
Tiepolesche per impianto, per tocco e per segno: così sono state definite le “Stagioni” che affrescano alcune pareti di villa Bon, costruzione Cinquecentesca riprodotta dal Coronelli e dal Costa. Figurazioni chiaroscurate di grigio, forse opere giovanili di Giandomenico Tiepolo, le “Stagioni” adornano il corridoio che si allunga sulla destra del salone d`ingresso. La villa venne rimaneggiata nell`Ottocento, rivelando interni impreziositi da stucchi e da altre decorazioni di gusto neoclassico, lunette con “Amorini” a chiaroscuro e un marmo imponente ad adornare una scala che conduce al primo piano.
Per villa Bon si può parlare di due facciate: quella sul corso d`acqua è marcata dalle lesene bugnate, motivo che ricompare al piano terreno della facciata sul parco, e anche la soluzione del timpano triangolare di coronamento è adottata su entrambi i prospetti. L`aggiunta dell`ala a mezzogiorno, leggermente rientrante, si deve ad un restauro posteriore. Visitabili parco e alcuni locali interni
Visitabili parco e alcuni locali interni.
Da Aprile a Settembre, ore 10.30-12.30 e 15.00-18.00 (sabato chiude alle 16.00).
Ingresso Euro 4,13, ridotto Euro 3,20.

 9. Villa Gradenigo Oriago di Mira

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Villa Gradenigo presenta la tipica costruzione a pianta quadrate del primo Cinquecento.
Le sue nobili ed antiche origini furono disconosciute a partire dall’Ottocento, quando la villa fu frazionata in tante abitazioni popolari. Nel 1960 essa fu però riscattata e ristrutturata.
Esternamente il palazzo si presenta consumato dal tempo e straziato dalla vandalica attività dell’uomo.
Purtroppo, ancora oggi molte pareti interne non permettono la visione degli affreschi che impreziosivano la villa.

Essa è decorata sia al piano terreno che al primo piano, e molte pitture (di tema storico e mitologico) sono state attribuite a Paolo Veronese, per la loro qualità ed eleganza pittorica, anche se sembrano essere riconducibili più giustamente al fratello Benedetto.

 

 10. Villa Contarini Pisani detta Dei Leoni

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Pochi gioielli architettonici sono rimasti al centro della vita di una comunità quanto lo stupendo complesso della Villa dei Leoni, nel pieno centro della cittadina.
Il Parco accoglie i visitatori che cercano un angolo di quiete ombrosa. Il Teatro, piccolo ma delizioso, è diventato grazie ad una ricca, accorta e intelligente programmazione una tappa tra le più interessanti delle recenti stagioni artistiche italiane. L’annesso Oratorio viene usato come sede espositiva.
La costruzione viene fatta risalire al 1558, per volontà del Procuratore di San Marco, Federico Contarini. È un palazzo maestoso e compatto la cui struttura interna prevede su entrambi i piani un grande salone centrale e le stanze disposte ai quattro angoli. La Villa, fino alla fine dell’Ottocento, era arricchita da preziosi affreschi di Giambattista Tiepolo eseguiti nel 1754 per ricordare la sosta qui avvenuta di Enrico di Valois, di ritorno in Francia dalla Polonia. Il ciclo pittorico, voluto dai Pisani – allora proprietari della Villa – venne rimosso nel 1893 e venduto insieme ai marzocchi posti all’entrata ai collezionisti parigini Jaquemart-André.

Sia i dipinti che i leoni sono tuttora a Parigi nell’omonima casa-museo; i leoni attuali sono infatti una copia degli originali. Un’ampia scalinata conduce all’ingresso; a sinistra si apre una stanza detta “degli specchi” con le cornici ricche di dorature che si ripetono sulle pareti e sul soffitto. Al piano nobile si giunge con una scala con il soffitto a volta. La facciata a Nord, che immette nel giardino all’italiana, è di notevole bellezza, con una elegante loggia a cinque archi che alleggeriscono il complesso.
Vi dimorò per un certo tempo Carolina Murat, sorella di Napoleone. Il vicino Oratorio ospita le tombe di uno degli antichi proprietari, Carlo Gorzkowsky, Consigliere dell’Imperatore d’Austria, e della moglie. È documentata dalle incisioni del Coronelli, del Montalegre e del Costa.

Info: la villa non è visitabile.

 

 11. Villa Levi Morenos

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Non essendo sufficientemente supportata da prove documentarie, l’ipotesi avanzata da alcuni studiosi, secondo cui la villa sarebbe «un rimaneggiamento neoclassico di un edificio del Seicento», il fabbricato è da ritenersi più probabilmente un «esempio della continuazione nel xix secolo, della tradizione architettonica iniziata nel Cinquecento»

All’interno, nel salone centrale, affreschi con allegorie delle stagioni risalenti al 1830-40,

Attualmente di proprietà dell’Amministrazione Comunale di Mira.

 

 12. Villa Moscheni Volpi

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Collocato sulla riva sinistra del Brenta, il complesso si affaccia sulla strada con il prospetto principale del corpo dominicale e il fronte breve delle due barchesse parallele che lo affiancano.

Realizzato durante i primi decenni del Settecento, nel corso dei secoli successivi il gruppo di manufatti ha subito infatti alcuni interventi di modifica, ampliamento e frazionamento proprietario non così consistenti da rendere oggi difficoltosa la lettura del primitivo impianto. Ciò grazie anche ai restauri programmati a partire dagli anni ottanta del Novecento, a cura degli attuali proprietari, intesi a recuperare ove possibile l’antico assetto.
Eliminate le superfetazioni, si sono inoltre mantenuti quegli elementi posteriori riconosciuti quale sedimentazione storica, o ricostruiti quelli che, come le prime due rampe dello scalone interno, erano stati demoliti o stravolti in un tentativo di trasformazione della villa in ristorante, subito dopo la metà del secolo scorso.

Il corpo padronale si eleva per due piani su una pianta rettangolare, disegnata secondo la tradizionale distribuzione degli spazi interni per una residenza in villa: al centro i saloni passanti, ai lati gli ambienti di soggiorno, di servizio e i collegamenti verticali. Sempre secondo l’uso, la facciata denuncia tale tripartizione. In questo caso le sale che attraversano la profondità dell’edificio sono illuminate ciascuna da coppie di tre aperture, di cui quella centrale più alta e a tutto sesto. Al piano nobile quest’ultime, a porta finestra, si affacciano su un parapetto con balaustri lapidei. Ma ciò che sottolinea in modo deciso la porzione mediana è il sistema cruciforme dei grandi abbaini. I maggiori sono definiti in alzato da un partito di lesene di ordine pseudo-dorico.
Delle due barchesse, solo quella a est della villa ha mantenuto una sorta di integrità esterna, l’altra è riconoscibile solo per la porzione prospiciente la strada, poiché il rimanente corpo di fabbrica è stato inglobato in una costruzione successiva.

Il complesso ha subito numerosi passaggi di proprietà, dai Moscheni ai Dal Bene e ai Reali nel Settecento, ai Coloredo, Volpi e Sannazzari tra il XIX e il XX secolo.
Attualmente la villa e parte della barchessa a occidente sono della famiglia Baldan; il rimanente è suddiviso tra altri proprietari.

 

 13. Villa Franceschi, Bianchini, Patessio

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La villa, affacciata sulle sponde del Brenta, nel Comune di Mira (VE), è circondata da un suggestivo parco di circa 33.000 metri quadrati con essenze e piante tipiche dei giardini romantici ottocenteschi (tigli, tassi e bossi secolari), un pregiato corredo statuario originale e piacevoli aree di sosta. La proprietà è cinta da una mura in mattoni a facciavista con due grandi ingressi laterali, delimitati da pilastri ornati da anfore lapidee.
Il complesso fu costruito nel XVI sec. per il doge Franceschi; alla dimora estiva furono affiancate due barchesse: il ricovero per le barche dei ricchi signori veneziani, tuttora presente, e la grande dépendance molto curata predisposta per gli ospiti, non più esistente.
La villa di pianta quadrata presenta facciate classiche: le più rappresentative sono quella verso la strada che costeggia il fiume e quella verso il parco. Sul primo fronte una breve scalinata dal disegno mistilineo porta all’ingresso centinato, sottolineato da una semplice cornice lapidea con ampie finestre rettangolari ai lati. La parte superiore, più importante, mostra al centro una serliana impreziosita da lesene stereometriche reggenti l’architrave e il frontone soprastante con al centro lo stemma nobiliare, e ai lati quattro aperture allineate con quelle sottostanti. Alla base dell’edificio quattro piccole finestre di forma ovoidale identificano il piano interrato. Decorative le balaustre lapidee dei poggioli e le dentellature del cornicione e del frontone nonché i due vistosi camini a tromba.
L’organizzazione interna è classica: salone passante al piano terra e al piano nobile con le stanze secondarie e la scala ai lati. Gli interni sono sobri ma preziosi: il seminato veneziano dei saloni, le travature originali dei soffitti, i caminetti in marmo, i dipinti, i tessuti e gli arredi d’epoca.
La barchessa vicina, un semplice edificio porticato, conserva all’interno i caratteri rustici originali: le pavimentazioni in cotto e legno, i mobili di produzione artigianale e le ampie capriate del sottotetto.
Il buono stato di conservazione del complesso ha permesso di creare nella villa un albergo.

 

 

 14 . Villa Priuli

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Il complesso è posto sulla riva sinistra del naviglio del Brenta, lungo la strada Padana Superiore, in territorio di Malcontenta, in corrispondenza di una pronunciata ansa del fiume.

È appartenuto in un primo tempo alla famiglia Priuli, in seguito ai Bon, ai Falier, ai Perale, ai Walter.

Attualmente il complesso, di proprietà Fürstemberg, consta di un edificio padronale circondato da un ampio parco all’interno del quale si trovano anche una barchessa, una “torre” colombara e un oratorio.

La villa ha avuto una edificazione in due tempi distinti: a un primo modesto nucleo cinquecentesco, su cui tutti gli studiosi concordano, è stato anteposto un alto corpo edilizio con loggia a tre arcate di ordine ionico, con cui «alcuni decenni dopo la costruzione della villa, si volle dare un carattere monumentale all’edificio più modesto che preesisteva» (Magagnato, 1960), ma altri collocano la sua costruzione nell’inoltrato Seicento (Concina, 1980).

A destra del corpo padronale, verso oriente, si trova la barchessa con portico a quattro campate, di cui quella più a destra è cieca. Davanti alla barchessa e in direzione ad essa perpendicolare, verso meridione, è posta una colombara dal disegno di facciata tripartito: con parte centrale a due registri e ali a un solo registro con terrazza superiore a parapetto pieno; tutte con aperture arcuate. Nel parco, a sinistra della villa e antistante ad essa, si trova anche un oratorio.

 

 

 15 . Villa Querini, Dalla Francesca-Tiozzo

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A Mira, sul piegare di un’ansa del naviglio del Brenta, lungo la sua sponda destra, si eleva monumentale e sobrio il complesso di villa Querini. Edificato nel xvi secolo, è composto dall’abitazione dominicale posta in posizione centrale tra due barchesse. Queste si attestano a confine sul lungargine con il lato breve, allineate con il prospetto della villa secondo uno schema ricorrente nell’area.

Il corpo di fabbrica dell’originaria residenza ha una tradizionale pianta su base pressoché quadrata, tre piani, tetto a piramide. La consueta tripartizione planimetrica si riscontra nella disposizione delle aperture che, sole, individuano l’asse passante dell’androne e del salone.
Al piano terreno, un portone affiancato da due finestre architravate, con mostre in pietra, e con cornice in aggetto, segnano l’ingresso e l’uscita verso il parco retrostante.

Al piano nobile, dove tutte le finestre sono archivoltate, queste si raggruppano verso l’asse mediano a formare una trifora con l’apertura centrale più ampia e quindi più alta.
Sulla facciata principale, a settentrione, la trifora è delineata architettonicamente con più cura grazie all’uso del tuscanico per le due colonne e i pilastrini dello stipite.
Un balcone con parapetto solo per l’apertura centrale e nessuna decorazione sono offerti dal prospetto opposto, in cui però spiccano le lunghe canne fumarie che terminano sul tetto con comignoli a pinnacolo.
Le facciate laterali sono forate regolarmente da poche finestre, ma in corrispondenza del vano scala si moltiplicano e si ripete per ogni pianerottolo la sequenza di tre piccole aperture quadrate.

Al suo interno, un prezioso ciclo di affreschi, opera di B. De Pitati e della sua bottega, per la quale lavorarono anche i giovani Tintoretto e Bassano.

 16. Villa Venier Mira Vecchia

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Costruita verso la fine del Cinquecento dalla famiglia Venier, la villa ha subito nel corso degli anni modifiche in particolare nel suo blocco centrale. Il parco fa da cornice alla casa padronale, a pianta quadrata, e alle due barchesse che, assieme al vicino oratorio, formano l’intero complesso architettonico.

La villa fu abitata per i suoi primi due secoli di vita dagli stessi Venier, mentre negli anni successivi i suoi proprietari furono i Contarini, gli Zen, i Manin, fino ai Gipollato. Dopo avere ospitato a lungo una scuola gestita dalla Suore Canossiane, è ora proprietà dell’Ente Ville Venete.

Le due barchesse laterali sono arricchite al loro interno da affreschi secenteschi: quella di sinistra è impreziosita nel suo soffitto a volta dalle consuete finte architetture che, mirando ad abbattere lo spazio limitato dalle pareti murarie, inquadrano storie epiche riportate dai poemi omerici. L’insieme, unito alle grandi masse aggettanti delle colonne e delle trabeazioni, assume la tipica e importante atmosfera barocca. Anche le altre stanze sono decorate, ma le pitture sovrapposte e i vari rifacimenti nel corso dei secoli non permettono di apprezzare le caratteristiche originali delle decorazioni.

La barchessa di sinistra presenta un solo salone, anch’esso dipinto con finte architetture e con scene che hanno per protagonisti personaggi della mitologia classica. I critici sono divisi sull’attribuzione di tali pitture: si ritiene tuttavia che l’autore possa essere Francesco Ruschi, della scuola del Cavalier d’Arpino (la medesima del Caravaggio), che si ispirò nei suoi lavori alle correnti veneziane cinquecentesche e alla maestria decorativa del Veronese.

 

 

 

http://www.rivieradelbrenta.biz/- www.comune.dolo.ve.it/- http://www.irvv.net/ http://www.enrosadira.it – http://www.villevenete.net

 

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